Mangiare fette biscottate ogni giorno: ecco cosa succede a colesterolo, glicemia e pressione

Quando arriva la bella stagione, la voglia di colazioni fresche e leggere cresce a dismisura. Con il caldo, l’idea di tuffarsi in una tazza di latte bollente o addentare una brioche burrosa non sembra poi così allettante. E così, ecco che le fette biscottate diventano le protagoniste indiscusse della colazione. Non è vero che ormai è abitudine consumarle per colazione?

Croccanti, leggere e perfette con qualsiasi spalmabile, sembrano la scelta ideale per partire con il piede giusto. A prima vista, tutto perfetto. Ma siamo sicuri che mangiarle ogni giorno sia davvero una scelta sana? C’è chi le considera un alimento “innocente” e chi, invece, sostiene che possano far salire troppo la glicemia e avere effetti poco piacevoli sul colesterolo e la pressione.

Quindi, meglio non fidarsi ciecamente del loro aspetto “light” e scoprire cosa succede davvero se diventano un’abitudine quotidiana. Prima di demonizzarle o promuoverle a colazione perfetta, facciamo un passo indietro e vediamo da dove arrivano. Perché sì, anche le fette biscottate hanno una loro storia, e non è iniziata certo con il pacchetto di plastica del supermercato.

Fette biscottate: da cibo da viaggio a colazione di tutti i giorni

Le fette biscottate hanno radici antiche e non sono nate per essere abbinate alla marmellata come facciamo oggi. In origine, erano un’idea geniale per chi aveva bisogno di un cibo che durasse a lungo senza ammuffire. I marinai, per esempio, le portavano nei loro lunghi viaggi perché erano facili da conservare e rimanevano commestibili anche dopo mesi. Insomma, una bella comodità.

Col tempo, il concetto di pane biscottato si è trasformato fino a diventare il prodotto che conosciamo oggi. Negli anni ‘50 e ‘60, le fette biscottate hanno fatto il loro ingresso trionfale nelle colazioni italiane, pubblicizzate come un’alternativa più leggera al pane, perfetta per chi voleva stare attento alla linea. Ed oggi sono sulle tavole di tutti e in diverse tipologie!

Il loro successo è esploso e oggi esistono mille varianti: integrali, ai cereali, senza zuccheri aggiunti e perfino proteiche. Ma anche se sono cambiate molto nel tempo, una domanda resta: mangiarle ogni giorno è davvero una buona idea? Oppure c’è qualche effetto collaterale di cui non ci accorgiamo subito? Vediamo insieme cosa succede al nostro corpo quando diventano parte fissa della colazione.

Fette biscottate e glicemia: una partenza sprint… ma poi?

Aprire il pacco, sentire il rumore della croccantezza e spalmarci sopra un velo di marmellata: una soddisfazione senza pari. Ma il problema è che spesso queste fette così leggere non danno un’energia che dura a lungo. Molte di quelle in commercio sono fatte con farine raffinate, il che significa che vengono digerite in un attimo, facendo salire la glicemia in un lampo.

Poco dopo, però, il livello di zuccheri nel sangue crolla, e si inizia a sentire quella tipica fame da metà mattina. E a quel punto, via con gli spuntini extra, vanificando la “leggerezza” della colazione. Per evitare questo effetto “montagne russe”, meglio scegliere le fette biscottate integrali, che grazie alla maggiore quantità di fibre vengono assorbite più lentamente e tengono a bada la glicemia più a lungo.

E se le abbiniamo a qualcosa di proteico, tipo yogurt greco o burro di arachidi, il senso di sazietà sarà ancora migliore. Di per sé, le fette biscottate non contengono colesterolo, ma il vero problema sta in ciò che ci spalmiamo sopra. Perché, ammettiamolo, chi le mangia lisce? Dunque andiamo a considerare le problematiche che derivano dagli abbinamenti sbagliati.

Il colesterolo non è un problema… o forse sì?

Se ogni mattina le accompagniamo con burro, crema al cioccolato o marmellate super zuccherate, il discorso cambia completamente. Un consumo frequente di grassi saturi e zuccheri raffinati può far salire il colesterolo LDL, quello “cattivo”, e aumentare il rischio di problemi cardiovascolari. Insomma, la fetta biscottata di per sé non è il nemico e non va demonizzata.

Ma se diventa solo un pretesto per spalmarci sopra tutto ciò che troviamo in frigo, allora qualche problema c’è. Per renderle più salutari, si possono scegliere abbinamenti più bilanciati, come ricotta leggera, marmellata senza zuccheri aggiunti o un velo di burro di mandorle. Così il gusto rimane intatto, ma senza rischi per il colesterolo. Quello potrebbe essere un bel problema.

Quando pensiamo alla colazione, ci preoccupiamo spesso degli zuccheri, ma c’è un altro ingrediente che passa inosservato: il sale. Alcune fette biscottate industriali ne contengono più di quanto immaginiamo, e il consumo eccessivo di sodio può favorire l’ipertensione, soprattutto nelle persone predisposte. Vediamo come agisce il sale sulla pressione e come evitare problemi!

Quante fette biscottate mangiare

Un’alimentazione ricca di sale, abbinata a una scarsa presenza di potassio (che aiuta a bilanciare il sodio nel corpo), può rendere la pressione arteriosa più difficile da controllare. Meglio quindi scegliere fette biscottate a basso contenuto di sale e abbinarle a cibi freschi e naturali, come frutta o yogurt. Alternare le fette biscottate con altre fonti di carboidrati più ricche di fibre e meno lavorate, come il pane integrale o i fiocchi d’avena, può essere un buon modo per ridurre l’effetto del sodio senza rinunciare a una colazione gustosa. Ma quindi quante mangiarne?

Due o tre al giorno vanno benissimo, specialmente se si scelgono quelle integrali e si abbinano a proteine o grassi sani. Il problema nasce quando diventano l’unica fonte di carboidrati della giornata, senza nessun altro alimento a bilanciare il pasto. Una colazione completa dovrebbe sempre includere una combinazione di carboidrati, proteine e grassi buoni. Se si vuole variare, alternare le fette biscottate con pane di segale, fiocchi d’avena o yogurt con frutta secca può essere una buona soluzione per mantenere la dieta equilibrata.

Lascia un commento